Diario di bordo

1/6/2021

Anche maggio e' andato portandosi via, si spera, l'ultimo mese di chiusure e di una vita complicata. 

Come vi dicevo la riapertura della palestra e' stata positiva, in 8 giorni abbiamo fatto lo stesso numero di nuovi iscritti che facemmo nei 50 giorni di apertura fra settembre e ottobre 2020.

Si respira un'aria differente, c'e' voglia di riapertura, di vivere, di tornare a riappropriarci della nostra vita.

I giornali e le tv hanno quasi smesso di terrorizzare la gente, proseguono le vaccinazioni, da oggi alcune regioni iniziano ad entrare in zona bianca.

Al Piemonte dovrebbe toccare il 14 giugno, data in cui sara' possibile tornare a fare una doccia in palestra o negli spogliatoi del calcio, anche questa di non potersi lavare e' bella pero'...ma lasciamo stare...

Leggevo ieri che durante la pandemia i fumatori nel nostro paese sono aumentati di 1,2 milioni.

Capisco lo stress di dover stare in casa, capisco la situazione di disagio ma mettersi a fumare di fronte ad una pandemia che sbriciola i polmoni non e'esattamente una genialata, ma so perfettamente che ogni testa e' un piccolo mondo.

Stiamo organizzando con gli amici di sempre e per sempre, i miei Villans, per festeggiare i 39 anni della nostra squadra e della nostra amicizia, una zingarata al rifugio Salvin in alta valle di Lanzo per il 26 giugno, non vedo l'ora.

Sto guardando prezzi e date per acquistare il prossimo biglietto aereo per Cuba, se ne parla a novembre ma avere un viaggio gia' programmato, da sempre, mi aiuta a vivere meglio. 

Pepe Mujica il grande ex presidente uruguaiaino diceva che le cose che acquistiamo non le paghiamo col denaro ma col tempo della nostra vita che perdiamo per guadagnarlo.

Visto che il mio tempo di lavoro e' speso facendo cose che amo mi pesa di meno, di conseguenza e' quasi naturale che il mio denaro vada a finire in viaggi, non conosco un modo migliore per spenderlo. Saluti.

"Mi piacciono le canzoni in lingua minore, ho sempre cantato un'umanità marginale, e i personaggi anonimi di «Creuza» parlano una lingua dell'anonimato. Pasolini diceva che il dialetto è il popolo, e il popolo è autenticità. Ne deduco che il dialetto è l'autenticità. Le lingue nazionali, al confronto con quelle dialettali, sono morte, non si rinnovano e non si modificano. Per questo uso spesso il dialetto, è una rivincita. Perché il dialetto non va a morire ma riemergerà, dal disastro del capitalismo, nelle isole spontanee dei contadini, dei pescatori, di chi lo sceglierà come codice, magari carbonato, dell'economia, del «dono» che gli si annuncia."

Fabrizio De André


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