SANITÀ DI PROSSIMITÀ

L'altro giorno, durante le manifestazioni che il suo partito ha organizzato in ogni citta' contro il governo del banchiere, Marco Rizzo ha dichiarato che se ci ritroviamo chiusi in casa, dopo oltre un anno, a causa di questa maledetta pandemia e' perche' intanto la gestione della stessa da parte del governo precedente e' stata disastrosa ma sopratutto paghiamo un ventennio di depauperamento della sanita' pubblica. Ha parlato della totale assenza di una sanita' di prossimitia'. Questo virus ha una letalita' bassa rispetto ad altri, buona parte della gente e' asintomatica ed altri lo subiscono in forma leggera di conseguenza guariscono. Il problema e' che se sorgono i sintomi la gente telefona alle istituzioni competenti, la sola risposta che ricevono e' “state a casa”. Quindi il malcapitato appena vede che i sintomi salgono un po' di livello corre in ospedale, come e' logico che sia. Se esistesse una sanita' di prossimita' arriverebbe a casa un medico che prescriverebbe a chi e' positivo ma in forma lieve o iniziale le medicine giuste, poi se le cose si aggravano di parecchio allora a quel punto e solo a quel punto ci sarebbe l'ospedale. E' chiaro che tutto quello che stiamo vivendo, con le zone colorate ed altre puttanate simili accade per non intasare gli ospedali. Pero' sarebbe delittuoso dimenticare come per decenni governanti di centro destra e centro sinistra abbiano massacrato la sanita' pubblica a favore di quella privata ed ora paghiamo le conseguenze. Oltre al fenomeno Formigoni che ha partorito l'altro fenomeno di Fontana occorre ricordare che nel mio Piemonte l'ex sindaco di Torino e successivamente presidente di Regione Chiamparino, del pd, affermava che i piccoli ospedali servivano solo per garantire posti ai primari, quindi invece che combattere le baronie ospedaliere si preferiva chiudere quei piccoli ospedali. A Giaveno, 7 km da dove vivo, c'e' un ospedale ridotto a poco piu' che un pronto soccorso, se uno ha problemi seri deve fare 30 km e andare a Rivoli quando hai un ospedale alle porte di casa che serve a poco in quanto disossato di tutti i servizi che era in grando di offrire. Ora via Arcuri, e questo e' un bene, speriamo che i prossimi a fare le valigie siano Speranza e il criminale Comitato Tecnico Scientifico.

Commenti

  1. Draghi decide e non appare, mentre a lui è rimasta solo la conferenza stampa per illustrare l'ultimo decreto. Il ministro della Salute Roberto Speranza si prende la passerella perché il premier Mario Draghi preferisce marcare visita davanti alle telecamere, eppure è sempre più isolato. Ormai commissariato dai tecnici scelti dal nuovo presidente del Consiglio. Saltata la catena di comando anti-Covid simbolo della gestione del Conte-bis, Speranza è un pesce fuor d'acqua. È stato riconfermato anche per evitare la scissione di Leu, che c'è stata lo stesso, ma Draghi ha licenziato Angelo Borrelli e Domenico Arcuri. Come se non bastasse, ora nei Palazzi c'è chi giura che a Chigi si stiano preparando a decapitare il Cts. Il Comitato tecnico scientifico appoggiato dal ministro in ogni occasione. Pure quando, nel suo stesso ministero, il vice Pierpaolo Sileri si permetteva di avanzare dei dubbi sulle indicazioni che arrivavano dagli scienziati governativi. Ieri durante la conferenza stampa per il nuovo dpcm il titolare della Salute ha di nuovo ringraziato il Cts. Ma Speranza ormai è un generale senza esercito.

    Protagonista per caso durante la prima ondata della pandemia. In breve tempo ha assunto il ruolo di portabandiera della linea dura all'interno dell'esecutivo. Vicino a Conte, dalla parte del defenestrato commissario Arcuri, il quale d'altronde ha un passato dalemiano come lui, Speranza fino a qualche mese fa era in rampa di lancio. Qualcosa ha cominciato a scricchiolare nel momento in cui ha dovuto ritirare dagli scaffali il libro dove magnificava la gestione italiana del Covid, uscito proprio in piena seconda ondata. Anche a Lungotevere Ripa, sede del ministero, agli sgoccioli del governo giallorosso in tanti storcevano il naso davanti alla linea dura, perplessi di fronte alle uscite sbilenche del professore Walter Ricciardi, consulente del ministro. Sullo sfondo la competizione a bassa intensità tra Speranza e il vice grillino Sileri, spesso in disaccordo con il rigorismo del ministro. Ora ecco Draghi e il depotenziamento della linea di comando antivirus. Speranza si ritrova in panchina, nonostante sia sulla stessa poltrona di prima.


    L'isolamento è anche politico. Il progetto di Leu è naufragato con la spaccatura di Sinistra italiana. Speranza è il segretario del micro-partito bersaniano Articolo uno. Le nubi che si addensano sulla segreteria di Nicola Zingaretti rendono problematico un rientro del ministro in un Pd allo sbando. Nel caso venisse accantonata l'alleanza organica tra la sinistra e il M5s, la solitudine sarà pressoché totale.

    A peggiorare il quadro l'arrivo di Conte alla leadership grillina. Infatti Speranza, secondo alcuni beninformati, avrebbe potuto aderire a un partito fondato dall'ex premier, spinto dalla popolarità raggiunta durante la prima ondata del virus. Diverse fonti sul territorio ora non escludono una candidatura alla presidenza della sua regione, la Basilicata, dove si voterà nel 2024. Un anno dopo la fine della legislatura. Il centrosinistra desideroso di riscossa potrebbe scommettere su un nome di peso. Certo, bisognerebbe mettere d'accordo la litigiosa coalizione locale. Ma Speranza è abituato a sfide ben più difficili.

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