Diario di bordo fb



1/12/2020

Saluti a tutti

Siamo arrivati in questo atteso dicembre, ho visto le immagini di Torino sabato scorso, le vedete anche voi...non se ne esce...Le temperature si sono notevolmente abbassate, ieri sono andato a correre con 3 gradi, oggi credo saranno meno, dalle mie parti. Sono un piemontese cresciuto a neve, nebbia e freddo, da ragazzo in inverno stavo fuori tutto il giorno e gli inverni di allora non erano quelli di adesso. Giocavo a pallone al gelo su terreni ghiacciati e durissimi e non me ne fregava nulla, a scuola alle superiori tagliavo quando c'erano i cortei, rigorosamente in inverno e nelle giornate piu' fredde per poi sgaiattolare fuori dalla fila nei pressi di via Gramsci dove c'era una rosticceria che facava caldissimi panini con salciccia e crauti, tanto freddo davvero ma non mi fregava nulla. Poi ho iniziato, lavorando nei villaggi turistici, a passare gli inverni ai Tropici e non erano per niente male. Dopo e' arrivata Cuba e gli oltre 60 viaggi, solitamente a novembre/dicembre e a febbraio in modo da andarmene nei mesi che amo di meno per stare...al caldo. Quindi la mia tolleranza al freddo negli anni si e' molto abbassata, per questa ragione correre fuori a queste temperature non e' piacevolissimo, anche perche' con un po' di asmetta i polmoni non gioiscono anche se per fortuna va tutto bene, al di la delle aspettative, basta coprirsi bene (compratevi il saturimetro...). D'altronde con le palestre chiuse, sopratutto la mia, non e' che ci siano molte alternative. Col dicembre incombe il Natale, ne riparleremo ma quando si avvicina questa ricorrenza vado a rileggermi un libro minore di Grisham “fuga dal Natale”, ne fecero anche un mediocre film. Ieri sera il Toro ha pareggiato in casa coi ciclisti, da 2 mesi dico che stiamo rischiando seriamente la B ma evidentemente al mandrogno va bene cosi', ora c'e' pure il derby, una volta lo aspettavo con furore, ora vorrei gia' essere a lunedi' prossimo. Teniamo duro Ragazzi!

“La mia famiglia era molto povera. Mia madre e mio padre si arrangiavano come potevano per portarci, letteralmente, un pezzo di pane. 

Un giorno arrivai a casa e in tavola non c’era niente se non, appunto, un pezzo di pane. Mia madre non mangiava da due giorni, ma mi disse, mentendo, che doveva uscire per stirare del bucato per alcune famiglie del quartiere e che quell’unico tozzo che c’era in casa, accanto al pentolino della salsa, l’avrei dovuto mangiare io. Mi commuovo ancora quando ci penso. 

Ho scelto il pugilato perché avere due guantoni non costava nulla. Grazie alla boxe volevo emergere, volevo tirarmi fuori a tutti i costi da quella vita di sofferenze e miserie”

Sandro Mazzinghi, il ‘Ciclone di Pontedera’ campione del mondo dei superwelter negli anni ‘60.

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