PANTANI



Ho iniziato a seguire il ciclismo che ero un bimbo, il mio idolo era Felice Gimondi. Ricordo in estate al mare quando facevamo le gare con le biglie colorate, dentro le quali c'era la foto di un ciclista. Prendavamo uno di noi per i piedi e col culo lo facevamo strisciare sulla sabbia in modo da avere una pista, i piu' esteti alzavano le curve e facevano un circuito vero e proprio. Io avevo sempre Gimondi. Odiavo Merckx, Il cannibale, malgrado lui comunque Gimondi vinse tour, giri d'Italia e mondiali. Dopo Gimondi c'e' stata l'era di Saronni e Moser, il primo, con quella faccia da primo della classe mi stava sonoramente sui coglioni, Moser un po' meno ma in salita non andava neanche a spingerlo. Poi arrivo' Pantani. Lo ricordo gregario di Chiappucci che ad un bel momento, fregandosene del capitano, partiva per inseguire il suo sogno. Divenne campione presto, non ho mai visto nessuno in salita andare come lui, sembrava che sotto al culo avesse una moto e non una bicicletta. Forse divenne campione troppo presto, senza un substrato culturale che lo aiutasse, una donna giusta, una famiglia che lo seguisse anche se non e' facile raddrizzare una barca che va affondando. In quella famosa Milano-Torino quando ebbe l'incidente aveva un ematocrito indecente, in pratica nelle vene non aveva sangue ma gelatina. Ma non era il solo, per pedalare a quelle medie per giorni e giorni serve piu' di un in tegratore al cioccolato, pero' era probabilmente l'anello debole della catena, quello meno protetto dal sistema e pago' per colpe anche non sue. Arrivo' la droga, la solitudine, il viaggio a Cuba dove vide Maradona con cui fece bisboccia, riusci' a tornare a casa solo granzie all'intervento della nostra ambasciata perche' aveva il passaporto tutto pasticciato, scrisse sul documento le sue idee, i suoi pensieri. Poi la cosa ando' a finire come sappiamo, mori' solo con un cane, se non ricordo male in quel giorno i genitori erano in vacanza in Grecia... Dopo di lui ho lasciato perdere il ciclismo, se mi chiedete chi ha vinto l'ultimo Giro, tour o mondiale davvero non saprei cosa rispondervi. Mi sembra sia finita un'epoca, quella di un ciclismo si tecnologico ma in cui il cuore aveva ancora e sempre il sopravvento.

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