BIELORUSSIA


Che il mainstream mediatico sappia canalizzare l'opinione pubblica e' una cosa che non scopro certamente io, ci sono paesi al mondo in cui si effettuano autentici colpi di stato e tutto va bene,
altri in cui ci sono elezioni che eleggono un vincente che pero' per la Ue o per gli Stati Uniti non va bene.
Maduro e Chavez prima di lui hanno vinto quasi 20 anni di elezioni ma gli Stati Uniti, con l'appoggio silente dell'Europa nominano un Guaido' qualunque che non e' nessuno nel paese e fuori, in spregio a qualunque risultato elettorale.
In Venezuela c'e' il petrolio.
In Bolivia Evo vince le elezioni, c'e' un autentico colpo di stato che lo costringe alla fuga ma va tutto bene...nessun paese alza la cresta per denunciare questa porcheria, come se fosse del tutto
normale.
In Bolivia c'e' il litio.
Ora siamo in Europa, Bielorussia per la precisione, paese che per motivi misteriosi viene chiamato “La Cuba europea”.
Il presidente Lukashenko stravince le elezioni con circa l'80% lasciando alla sfidante un misero 9% dei voti, ma non va bene.
Parliamo di un paese dove erano presenti osservatori internazionali indipendenti.
La Bielorussia, malgrado alcune notizie tendenziose di organi occidentali, e' il principale alleato della Russia, ci sono forti collaborazioni in campo energetico e militare, gasdotti in comune, lingue simili ed una storia condivisa che e' datata di decenni.
E' chiaro che per l'Europa sia scomodo un presidente come quello bielorusso, si parla di brogli quando in alcune repubblice ex sovietiche tutti i partiti di sinistra sono dichiarati fuorilegge o quasi e non possono partecipare alle elezioni.
Ci sono state alcune manifestazioni a Minsk messe in piedi da forze filonaziste, simili a quelle ucraine con la complicita' di provocatori pagati dai soliti noti.
La storia e' sempre la stessa, cambiano i continenti ma le forze reazionarie che si distinguono in queste situazioni rispondono sempre allo stesso padrone di Washington.

Commenti

  1. Nonostante la repressione, gli arresti e le denunce di torture in carcere di chi è stato liberato dopo ore dietro le sbarre dei penitenziari del Paese, i bielorussi tornano in piazza nel sesto giorno di proteste dopo la contestata rielezione del presidente Aleksandr Lukashenko. In migliaia stanno scendendo in queste ore per le strade di Minsk diretti alla stazione della metropolitana Pushkinskaya. E il Capo dello Stato, dopo un colloquio con il presidente russo, Vladimir Putin, che lo ha sostenuto, denuncia “ingerenze esterne” dietro alle proteste diffuse nel Paese.

    “L’aggressione contro di noi sta montando. Dobbiamo contattare Putin così io posso parlarci”, ha detto in mattinata Lukashenko in un incontro con funzionari del governo. E così e stato, con “i presidenti che hanno discusso della situazione dentro e fuori la Bielorussia”, ha poi rivelato l’agenzia di stampa Belta. Ci sono “elementi di ingerenze esterne”, ha poi detto sostenendo che esiste il rischio che le proteste arrivino nella vicina Russia. Lukashenko ha poi messo in dubbio le reali intenzioni di chi scende in piazza e ha fatto riferimento ai “manuali delle rivoluzioni colorate”: “Sono già emersi – ha detto – elementi di interferenze esterne”.

    E respinge le offerte di mediazione giunte in questi giorni da alcuni Paesi esteri nell’intento di risolvere la grave crisi: “Non cederemo il Paese a nessuno”, ha detto in una riunione al ministero della Difesa secondo l’agenzia di Stato Belta. “Non abbiamo bisogno di alcun governo straniero, né di intermediari”, ha aggiunto.


    Il Cremlino si è detto “fiducioso” che in Bielorussia si trovi una “rapida” soluzione alla crisi, ha detto Putin nel colloquio telefonico: “Le due parti hanno espresso la loro fiducia in una risoluzione rapida dei problemi in atto” in Bielorussia, ha indicato la presidenza russa.

    Intanto, dopo la decisione dell’Unione europea di imporre sanzioni nei confronti dei responsabili delle violenze contro i manifestanti e dei presunti brogli elettorali, Estonia, Lettonia e Lituania, tra i Paesi che più di tutti hanno fatto pressione su Bruxelles perché venissero presi dei provvedimenti, chiedono per la Bielorussia nuove elezioni “libere e giuste”. In una dichiarazione congiunta, i premier Juri Ratas, Krisjanis Karins e Saulius Skvernelis “invitano la Bielorussia a condurre elezioni presidenziali libere e giuste in modo trasparente con la partecipazione di osservatori internazionali“. “È anche importante – hanno aggiunto – che l’Unione europea trovi modi e mezzi per dare più sostegno alla società civile della Bielorussia poiché la popolazione merita una società libera e aperta” e non deve pagare per “le azioni della leadership”.

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  2. Tutto secondo copione. Il mainstream della globalizzazione ha trovato un altro paese indipendente a cui togliere titolarità.
    Marco Rizzo

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  3. La minaccia di un intervento russo
    Stamattina si è tenuta la seconda telefonata in due giorni tra Aleksandr Lukashenko e Vladimir Putin. Nel corso del colloquio, i due leader hanno hanno "riaffermato l'accordo per cui nel caso di un aggravarsi della situazione in termini di minacce esterne, le parti reagiranno congiuntamente in conformità con le disposizioni fornite dal Trattato di Sicurezza Collettiva". Lo ha scritto l'agenzia di stampa di Stato bielorussa Belta e lo ha confermato anche il comunicato diffuso dal Cremlino.


    Il Cremlino ha precisato che la Russia sarà pronta a fornire "tutta l'assistenza necessaria" in caso di "pressioni esterne" in conformità con il Trattato dell'Unione Statale e dell'Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva. L'Organizzazione per il Trattato di sicurezza collettiva è un'alleanza difensiva che risale al 1992 e riunisce sei ex Repubbliche sovietiche della Comunità degli Stati indipendenti: Bielorussia, Russia, Armenia, Kazakhstan, Kirghizistan e Tajikistan.

    Come la Nato, l'Organizzazione prevede la mutua assistenza in caso di intervento militare di una forza straniera. Di quale minaccia straniera si parli, Lukashenko lo ha chiarito intervenendo al corteo filo-regime. Aerei e carri armati della Nato - ha detto - sono dispiegati a 15 minuti dal confine. La Nato però ha smentito.

    Già ieri c'era stato un colloquio telefonico tra i due leader. "Alla prima richiesta, la Russia fornirà assistenza totale per garantire la sicurezza della Bielorussia", aveva comunicato Belta, ma il Cremlino non aveva confermato.Secondo Franak Viacorka, analista di Minsk, fellow dell'Atlantic Council: "Lukashenko sta bluffando. Attraverso vari canali della propaganda, moltiplica l'idea di un'immediata minaccia d'interferenza russa nel caso in cui l'opposizione salga al potere. In questo modello, Lukashenko si presenta come solo salvatore e garante dello status quo".

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  4. #Bielorussia. Ecco come opera il mainstream della globalizzazione capitalistica. Per capire è sufficiente fare un paragone tra quello che è successo in Francia e quello che invece succede nel paese governato da Lukašėnka. La repressione dei Gilets Jaunes in Francia era considerata non solo legittima ma quasi auspicata. Milioni di manifestanti sono stati “trasformati” in breve tempo in pericolosi casseurs, mentre in Bielorussia qualunque controllo dell’ordine pubblico viene considerato un atto anti democratico, al punto tale che la notizia di un giovane che è rimasto ucciso dall’ordigno che stava costruendo è stata immediatamente privata di questa fondamentale versione inducendo allo stravolgimento della stessa notizia. Nelle due foto vediamo rispettivamente quella che è stata considerata la “più grande manifestazione della storia a Minsk” da parte degli oppositori e nell’altra liceali minorenni francesi che passavano per le mani delle forze di sicurezza di Macron...
    Goebbels ha lasciato il segno.
    MARCO RIZZO

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