600 EURO

Avrete sicuramente letto di quei 5 parlamentari che hanno chiesto ed ottenuto, in pieno lockdown, i 600 euro per le partite Iva, soldi destinati a coloro che avevano dovuto chiudere l'attivita' per il Covid 19, non a parlamentari a cui lo stato, quindi noi, elargisce 15 mila euro al mese circa perche' si ergano a rappresentanti del popolo. Uno e' di Italia Viva, un partito che non esiste nel paese, creato da Renzi con qualche transugo dal PD, per ricattare il governo e capitalizzare al massimo questa legislatura visto che nella prossima saranno tutti in altre faccende affacendati. Uno del movimento 5 Stelle, proprio loro...quelli che andavano a ravanare nei cestini dei rifiuti a Montecitorio per vedere se il bar faceva gli scontrini e che esibivano manette per dimostrare la loro voglia di fare piazza pultia del “sistema” Tre sono leghisti e qua' il conto si allunga, dopo i 49 milioni imboscati, i maneggi di Fontana ora abbiamo questi 3 seguaci di “prima gli italiani” che hanno pensato bene, saltando la fila, di essere i primi fra i primi italiani. Restano, per ora, fuori i Dem e la Meloni, forse e dico forse perche' sono i nipotini di gente che, decenni fa, credeva in una ideologia, giusta o sbagliata che fosse, una ideologia che faceva sorgere comunque qualche dubbio morale sui comportamenti da tenere. In un paese normale questi 5 sarebbero cacciati dai loro partiti, si dimetterebbero chiedendo scusa ai cittadini per essersi comportati come delle merde, ma siamo anestetizzati a tutto e vedrete che questi non muoveranno il culo dalla cadrega di un millimetro. Tutto questo mentre c'e' gente che ancora aspetta la cassa integrazione, centinaia di aziende piccole e medie chiuderanno in autunno, il virus e' ancora in mezzo a noi e c'e' tanta gente che, letteralmente, non sa come arivare a fine mese. Come ha scritto Marco Rizzo questi 5, ai tempi dell'Urss, finivano in Siberia, ma in quella profonda dove non ci sono neanche gli orsi e i lupi. Approfittare del denaro pubblico in un momento simile e' alto tradimento, alternativa alla Siberia era la fucilazione alle spalle.

Commenti

  1. Lo volete un altro fenomeno? Eccolo: Ubaldo Bocci. Lo so, non lo conoscete. Normale: forse non si conosce neanche da solo. È il manager scelto da Salvini, che un anno fa venne sconfitto a Firenze dal sindaco Nardella al primo turno.

    Si scopre ora che tale giuggiolone ha chiesto il bonus da 600 euro durante la pandemia. Un anno fa, tale statista caro al Cazzaro Verde ha dichiarato un reddito di 270mila euro. Quindi, di quei soldi, aveva proprio bisogno.

    Scoperto con le mani nella marmellata, tal Bocci si è giustificato in maniera leggendaria: “Ho chiesto quei soldi per fare beneficenza”.

    Hanno davvero la faccia come il bolsonaro. Che schifo.
    ANDREA SCANZI

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  2. Sul banco dei sospettati fra i deputati della Lega per aver intascato il bonus Covid da 600 euro destinato alle partite Iva finiscono Andrea Dara e Elena Murelli. I loro telefoni risultano spenti da due giorni. E anche oggi, dopo ripetuti tentativi fatti da Repubblica, non hanno risposto. I cellulari sono staccati per ordine dei vertici. Nella Lega infatti si stanno chiedendo chiarimenti, ma il cerchio sembra ristretto a quei due nomi. Il Carroccio ha imposto loro il silenzio sia verso i cronisti che verso i colleghi di partito, in attesa di delucidazioni sulla vicenda.
    Ma chi sono Dara e Murelli? Andrea Dara, mantovano, 41 anni, fedelissimo di Matteo Salvini, è un piccolo imprenditore tessile: produce calze a Castiglione delle Stiviere, comune nel quale è stato consigliere comunale della Lega dal 2007 al 2011. Nel 2011 il "salto" a consigliere provinciale di Mantova, fino al ruolo di vicesindaco ancora a Castiglione delle Stiviere conquistato nel 2016. Nel 2018 infine l'approdo alla Camera, proprio grazie all'aiuto di Salvini.
    La biondissima Elena Murelli è invece piacentina, originaria di Podenzano: 45 anni, docente a contratto di informatica e project management per l'Università Cattolica, è entrata nella Lega nel 2001 e dal 2009 è consigliera comunale a Podenzano. Anche lei è una "peones" del Parlamento, essendo stata eletta nel 2018, inserita nel listino in una posizione nobile (la seconda dietro a Gianluca Vinci nel proporzionale alla Camera). Murelli, membro della Commissione Lavoro di Montecitorio, è stata protagonista, alcuni giorni fa, di un duro attacco contro la maggioranza sul tema Covid. Nel suo intervento, diffuso anche dai social di Salvini, la deputata inveisce, riferendosi alla politica sui migranti: "Per tenervi le poltrone, importate il virus".

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  3. C'è un terzo consigliere regionale in Piemonte finito mel mirino per il bonus delle partite Iva. E' Diego Sarno, consigliere regionale del Pd che sostiene di aver destinato in beneficenza il contributo di seicento euro ottenuto dall'Inps. Prima di Sarno erano finiti all'indice altri consiglieri regionali, entrambi leghisti. I loro nomi figurano nell'elenco dei duemila amministratori che, insieme con cinque deputati, hanno ricevuto l'assegno dall'Inps. I loro nomi: Claudio Leone, 53 anni, di Rivarolo Canavese e Matteo Gagliasso, 27 anni compiuti da poche settimane, di Alba. Tutti e due sono stati eletti per la prima volta in Consiglio regionale un anno fa in coincidenza con la vittoria del centrodestra che ha portato al governo della Regione Alberto Cirio. Sia Leone sia Gagliasso sono entrambi detentori di partita Iva perchè nonostante la nomina a consigliere regionale hanno continuato con le rispettive attività professionali. Leone, come spiega nella sua biografia di Palazzo Lascaris "dal 1990 svolge l’attività di commerciante principalmente nei settori dell’abbigliamento e della telefonia. Dal 2002 inizia a occuparsi di sviluppo di reti franchising". Gagliasso, ingegnere, si occupa di consulenze in campo immobiliare "per aziende di caratura nazionale e europea". Attività che ha proseguito anche durante i mesi della pandemia tanto da registrare "un calo di fatturato".
    Tutti e due, consultatisi con i propri commercialisti, hanno deciso di presentare la richiesta all'Inps perché a norma di legge, va sottolineato, "tutti i possessori di partita Iva, liberi professionisti e cocopro oltre ad alcune categorie di autonomi" avevano diritto di richiedere l'indennità. Per ottenerla bastava inviare una domanda telematica. Un semplice automatismo. Così Leone e Gagliasso si sono visti accreditare uno dopo l'altro due assegni da seicento euro ciascuno. Che sono andati ad aggiungersi all'indennità da consigliere regionale (che è di quasi 8mila euro). Tutto regolare. Ma con un grave effetto sull'immagine, tanto che prima ancora che finissero pubblicamente tra "i furbetti del bonus partita Iva" entrambi assicurano di aver già restituito i soldi all'Inps. Con un altro bonifico. Ma la restituzione non li salva dalla figuraccia. E già c'è chi assicura che l'elenco dei furbetti a Palazzo Lascaris è destinato ad allungarsi nelle prossime giornate.

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