AUTUNNO CALDO


Mi capita, un po' per la mia indole ed un po' per le cose che sto mettendo in piedi, di parlare con molta gente, persone di diversi ceti sociali, diverse esperienze professionali, diverse ambizioni nei
confronti del futuro.
Tuttti manifestano grande preoccupazione per quello che potra' 
accadere in autunno, dal punto di vista economico ed imprenditoriale, nel nostro paese.
La realta' attuale e' piuttosto definita, chi opera in ambito industriale, nel terziario (esclusi supermercati), nel turismo 
arranca penosamente tentando di riprendersi dalla maledetta pandemia.
Chi opera nel settore finanziario si frega le mani perche' ha visto crescere il suo business.
Lo stato, quell'entita' mai ben definita a cui tutti si appellano, cerca bene o male di mettere una pezza con ammortizzatori sociali, garanzie spesso non sufficienti nei confronti delle banche, soldi a fondo perduto e cassa integrazione (quando arriva).
Pero' l'Italia ha affrontato questa pandemia gia' con le pezze al culo, in autunno finiranno i soldi destinati a tappare le falle, allora si che saranno cazzi.
La produzione industriale e' in caduta libera, a settembre molte aziende inizieranno, inevitabilmente, a licenziare perche' non c'e' lavoro.
Ho amici che operano in questi settori, gente che vende servizi e macchinari, neanche riescono a farsi ricevere da chi gestisce aziende che stanno annaspando, altro che vendere qualcosa...
Bar, ristoranti, palestre, piscine stanno lavorando in perdita perche'di soldi in giro ce ne sono pochi e tanta gente ha ancora paura ad uscire di casa.
Il turismo e' un disastro, intanto perche' mancano gli stranieri e poi perche' tanti italiani si sono mangiati le ferie durante il lockdawn.
Sprero davvero di sbagliarmi ma vedo una situazione molto complicata dopo l'estate, i soldi scarseggiano, la gente e' incazzata e lo stato sta' esaurendo le risorse.
Occorre davvero tenere duro amici miei.

Commenti


  1. AGI - "Il rischio di un autunno caldo è concreto perché noi a settembre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica che ha colpito le aziende". Lo sottolinea ad Agorà estate su Rai 3 la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese. "Vediamo negozi chiusi, vediamo cittadini che non hanno la disponibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani. Il governo ha cercato di andare incontro a queste esigenze e necessità, ma, ripeto, il rischio di un autunno caldo è concreto".

    La ministra afferma inoltre che "sono assolutamente da condannare i comportamenti violenti nei confronti delle forze di polizia, a cui deve andare non soltanto il mio ringraziamento, ma quello di tutti gli italiani, perché tutelano l'ordine democratico e la sicurezza dei cittadini. Tante volte la loro azione non viene intesa in questi termini".

    Quanto al coronavirus, "l'obiettivo del governo è di evitare nuovi focolai di infezione. Quindi stiamo ponendo in essere tutte le attività necessarie per monitorare, controllare ed evitare eventuali arrivi che potrebbero determinare un nuovo focolaio".

    "Non possiamo ignorare la possibilità di un ritorno del virus come la comunità scientifica ci sta purtroppo dicendo - ha sottolineato Lamorgese - e per questo motivo i nostri atteggiamenti devono essere ancora più responsabili e in grado di contenere un eventuale nuovo focolaio nel mese di ottobre. Sarebbe complicato e difficile - ha concluso la ministra - ritornare in una situazione di lockdown".

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  2. La sofferenza (sportiva, si intende) evidentemente è nel DNA granata. Perché la vittoria contro il Brescia, limpida e meritata, il Torino l’avrebbe potuta conquistare con molti meno patemi. La squadra granata aveva iniziato bene la partita, ma è passata in svantaggio a causa di un gollonzo e a quel punto il mondo sembrava cascare. È stato naturale a quel punto pensare che questa fosse la tipica annata disgraziata in cui è scritto che le cose debbano andare male. Un pensiero rafforzato dal modo in cui la squadra aveva subito il contraccolpo psicologico di quel gol.
    Ma nella ripresa il Torino ha saputo reagire mettendo sul piatto della bilancia la sua maggior qualità rispetto a quella del Brescia. Non era scontato e non era facile, in quel momento. Si è avuta la conferma del fatto che nel post-Covid c’è stata un’inversione di tendenza generata dal lavoro positivo di Moreno Longo. Il Torino, con tutti i suoi limiti, è vivo e compatto agonisticamente e caratterialmente. Lo si era capito in occasione della prestazione positiva col Parma e poi con la vittoria strappata con i denti contro l’Udinese. Nonostante i risultati maturati, l’elettroencefalogramma del Torino non era piatto nemmeno contro Cagliari (la rimonta era possibile), Lazio (fino al 70’ risultato in parità contro una squadra molto più forte) e Juventus (discreta reazione dopo il 2-0 di Cuadrado certificata dal numero di tiri in porta, fino al tris di Ronaldo su punizione).
    Il Torino dunque è tornato squadra, con tanti difetti, ma pur sempre una squadra viva e vegeta. Qualcosa di diverso da quel che si era visto a gennaio e febbraio. Di questo va dato merito a Longo e, sottovoce, va anche detto che nel secondo tempo contro il Brescia si sono visti scampoli di buon calcio. È arrivata dunque una vittoria che è una pietra miliare verso la salvezza. Un percorso che non è certo finito qui visto che mancano ancora sei punti al raggiungimento di quota 40. Tuttavia, da oggi il Torino può guardare al futuro con un po’ di fiducia in più.

    Gianluca Sartori

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