CATTIVI MAESTRI


Una delle cose che piu' ci mancano in questi difficili momenti sono i buoni maestri e gli antichi saggi.
Basta aprire un giornale ogni giorno per imbattersi in dichiarazioni a cui un tempo nesuno avrebbe mai dato retta, ma che oggi rischiano perlomeno di fare tendenza.
Quando mancano i cavalli di razza tocca far trottare gli asini.
Giletti, Lapo, Vacchi, Porro, Giordano, Sgarbi, Feltri, Briatore...la lista potrebbe prolungarsi all'infinito.
La mia generazione e' cresciuta con Neruda, Gramsci, Calvino, Pasolini, Pavese, Fenoglio, Sciascia solo per citare gli italiani.
Era facile imbattersi in una frase che facesse riflettere, che desse significato ad una giornata.
C'erano buoni esempi, punti di riferimento, non esisteva internet 
che, come diceva Eco, permette ad ogni imbecille di sparare le sue idiozie regalando una criniera ad ogni coniglio.
Giletti e Briatore che disquisiscono sui massimi sistemi e su cosa dovrebbe fare questo paese per uscire dalla pandemia e' il classico esempio che ci fa capire come anche quando arrivi in fondo al 
fosso,se scavi, puoi scendere ancora piu' in basso.
Uno cacciato dalla Rai, denunciato all'odine dei giornalisti ed un evasore fiscale che aveva intestato il suo yatch alla bambinaia del figlio dopo essere fuggito all'estero per non pagare tasse.
Sgarbi che urla e strepita mentre in parlamento, lui che in quanto 
rappresentante del popolo dovrebbe essere un esempio, si ostina a non usare la mascherina, Feltri che esprime concetti campanalistici e razzisti, Porro e Giordano che in prima serata spargono merda su tutto cio' che si muove, ma come ci siamo ridotti a questo?
Poi chiaro che arrivano i Salvini, la Meloni e compagnia cantante.
Il cantante di colore esegue male l'inno ed invece di criticarlo per quello si tira fuori il discorso dell'Africa e delle banane, e' chiaro che a forza ogni giorno di fomentare l'odio si finisce con una 
ragazza che e' stata ostaggio per 2 anni che oggi deve girare con la
scorta.
Davvero non si vede una luce in fondo al tunnel.

Commenti

  1. Torino (3-4-1-2): Sirigu; Izzo, N’Koulou, Bremer; De Silvestri, Rincon, Meitè, Berenguer; Edera; Zaza, Belotti. A disposizione: Ujkani, Rosati, Lyanco, Lukic, Ansaldi, Singo, Greco, Millico, Ghazoini, Djidji, Aina, Adopo. All. Longo


    Udinese (3-5-2): Musso; De Maio, Nuytinck, Samir; Stryger Larsen, De Paul, Mandragora, Fofana, Sema; Okaka, Nestorovski. A disposizione : Nicolas, Perisan, Ekong, Jajalo, Walace, Lasagna, Ter Avest, Becao, Mazzolo, Palumbo, Zeegelaar, Teodorczyk. All. Gotti

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  2. prima del coronavirus? La squadra era a pezzi e non esisteva più; vale la pena ricordare ancora una volta il 7-0 contro l’Atalanta, o il 4-0 con il Lecce. La rimonta in cinque minuti subita dalla Sampdoria oppure ancora il modo in cui i giocatori con la maglia granata addosso scomparvero dopo cinque minuti a Napoli al primo sussulto degli avversari. Quell’accozzaglia di giocatori non era una squadra degna di chiamarsi Torino; perchè mollava alle prime difficoltà, paralizzata dalla paura e dall’angoscia. Le prime due partite del post-Covid ci dicono invece che c’è stata un’inversione di tendenza. Con tutti i suoi problemi, il Torino è tornato a lottare come la maglia e la storia di questo club richiede. Sono arrivati quattro punti, che come ha detto Longo sono corretti ma avrebbero dovuto essere distribuiti diversamente perchè il Torino meritava di vincere contro il Parma più che con l’Udinese.
    Gran parte del merito di questo va a Moreno Longo. Che è stato aiutato sicuramente dall’interruzione del campionato, con il lockdown che – pur nella gravità della situazione che lo ha generato – si è portato via la negatività e ha cancellato rabbia, timore, cattivi pensieri dalle teste dei giocatori. Azzardiamo: non guastano le porte chiuse, che hanno levato il problema di un certo tipo di pressione che qualche giocatore accusava. Ma se la squadra ha reagito è soprattutto merito di Longo; il tecnico si sta giocando con le unghie e con i denti la possibilità tanto sognata di allenare il Torino, si è guadagnato credibilità immedesimandosi nei calciatori e loro stanno iniziando a vederlo come la loro guida. E’ questo il presupposto principale per uscire dai guai. Questo Torino deve ancora lottare, i limiti restano, la classifica non consente ancora di tirare il benchè minimo sospiro di sollievo e c’è davanti un finale di campionato lungo e strano. Ma la compattezza del gruppo è tornata ed è questa la miglior notizia perchè si tratta della base imprescindibile su cui costruire una salvezza tranquilla.

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  3. IL buon Mazzarri è ancora a busta paga di Cairo? IL vecchio leone è un super motivatore e sopratutto la sua esperienza a Napoli insegna che le sue squadre sprintano in primavera. Ma ora con il fermo da lock down nulla è prevedibile

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  4. No ha rescisso.
    Un disastro di uomo e di allenatore

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