IL CALCIO NON SI FERMA


Mentre i governi chiudono o tentano di chiudere piu' cose possibile per cercare di arginare il virus, il calcio europeo, ma non solo, prosegue la sua incerta marcia. Giocatori positivi al tampone, altri piu' famosi che, pur se col virus, viaggiano per l'Europa godendo di una impunita' vietata ad ogni altro essere umano, squadre che non si presentano perche' impedite a muoversi quindi successivamente sanzionate e via discorrendo. La logica spingerebbe a chiudere i campionati in attesa del vaccino o di qualcosa che comunque attenui questo maledetto virus, ma non si puo'. Troppi interessi miliardari girano intorno al calcio, troppi soldi le televisioni hanno messo sul piatto, troppo alti gli ingaggi dei calciatori, i costi generali, i guadagni di presidenti e intermediari per pensare di fermare la gallina dalle uova d'oro. Quindi si andra' avanti, con gente positiva al covid in campo, altri sugli spalti, stadi vuoti, i giornali e le tv che faranno finta che tutto sia normale. Il calcio italiano mantiene un buon 80% del nostro sport, al resto ci pensano i gruppi militari, e' palese che con queste cifre sia utopistico pensare di fermare la baracca, visto che lo stato dello sport se ne lava le mani nella maggior parte dei casi, ma non quando deve incassare. Il calcio serve anche da distrazione sociale, sopratutto in Italia, la gente pensa alla partita della domenica o alle coppe dimenticando le miserie quotidiane ed il girone dantesco che il maledetto virus si porta dietro. Questo almeno e' positivo, come ripeto sempre agli amici, non si puo' passare tutto il tempo a parlare di mascherine. Quindi da un lato c'e' la necessita' di tirare comunque avanti, dall'altro la consapevolezza che le cose andrebbero fermate, in un mondo ideale. Il calcio come sfogo sociale non e' una storia nuova, la seconda suqadra torinese, quella che la maggior parte dei suoi tifosi chiama “Giuvendus” e' di proprieta' della grande fabbrica di auto, negli anni 60' quando la fabbrica richiese manodopera provocando verso Torino una immensa emigrazione dal sud del paese, per fare in modo che quella gente non pensasse a tutti i problemi derivati dalla vita in un nuovo mondo, acquisto' giocatori pugliesi, calabresi, siciliani e sardi. Quindi nulla di nuovo.

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