TORINO
Cesare Pavese, non a caso piemontese, scriveva in uno stralcio de La Luna e i falo' ;”Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'a' qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Il mio paese, da cui me ne sono andato, e' un po' grande...si chiama Torino. L'altro sabato, in pieno agosto e con 35 gradi, ho fatto un giro per il centro di quella che e' stata (ma continuera' sempre ad essere) la mia citta', il mio paese. Mancavo dal centro da un anno buono, vado oramai a Torino solo per le partite di calcio coi miei Villans, nel vecchio quartiere, per poi recarmi con la squadra in un ristorante nelle vicinanze. Ho vissuto per oltre 15 anni fra centro citta' e collina, qualcosa ti rimane nel sangue come rimane dentro di te la vita da ragazzo di borgata, le prime esperienze non sempre
indimenticabili, ovunque poi tu finisca per vivere. Torino e' bellissima, sopratutto il centro con i suoi portici, i monumenti a re a condottieri, le vie dedicate a marchese, e principesse, Torino che nasce da un accampamento delle legioni di Roma da cui ha ereditato le sue vie dritte in cui e' difficile perdersi, perche' se non e' quella, al massimo e' quella dopo. Torino Rossa ed ANTIFASCISTA, Torino odiata dal Duce per cui era la “bastarda citta' francese”, nel ventennio ci venne una sola volta e rischio' di prendersi sputazzi. Torino col Toro, la sua storia, la sua leggenda i suoi valori ed il suo tifosi unici al mondo, con la seconda squadra cittadina che ha lo stadio in un paese periferico la cui piazza centrale in gergo e' chiamata “Piazza Corleone”, per ricordare la massiccia immigrazione arrivata dal sud negli anni 50/60 a seguito della chiamata dalla Fiat. Torino magica e massona, Torino col secondo museo Egizio al mondo, Torino con le sue periferie che faccio fatica a riconoscere e la zona adiacente a Porta Palazzo molto simile alla casbah. Torino aiutata durante il Covid da una Brigada Médica Cubana. Ho passato un bel pomeriggio immerso nei ricordi di quando ero ragazzo, tagliavo da scuola, o c'era sciopero, ed andavo in via Gramsci a farmi un panino con salamella e crauti. Oggi vivo in Val Susa 35 km dalla citta', resto comunque un cittadino trapiantato, orgoglioso di sentirmi sempre torinese.
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